Carenza di materie prime e crisi energetica: il settore etichette italiano lancia l’allarme!

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Lo scorso 3 marzo con una lettera ufficiale inviata ai vertici di UPM Kymmene in Finlandia, la rete d’impresa 4.6 formata da stampatori di etichette leader italiani ha lanciato un drammatico appello per richiamare tutti alla responsabilità. Dopo il covid, con la crisi energetica che ha fatto sentire la sua morsa con una sostanziale diminuzione delle materie prime, lo scontro sindacale fra il colosso finlandese e i suoi lavoratori ha aggravato una situazione già molto difficile. Adesso che lo sciopero è rientrato, vediamo come si prospetta lo scenario di mercato. Ne parliamo con Andrea Vimercati di Pilot italia e portavoce delle rete d’impresa

Lo sciopero del colosso finlandese UPM Kymmene, produttore mondiale di carta per l’industria grafica-cartotecnica iniziato a gennaio 2022 e terminato lo scorso 22 aprile ha messo in ginocchio più di un comparto industriale, stremati da un biennio di Covid, periodo nel quale con grande senso di responsabilità e del dovere, tutti hanno contribuito al sostegno del sistema Paese per le proprie competenze. Mai un giorno di lavoro perso da parte di aziende fornitori del comparto grafico, cartotecnico ed etichette, con sacrifici importanti da parte di tutti i player coinvolti: dai titolari e manager delle aziende ai loro collaboratori, il senso di unione è stato molto forte in Italia; certo il nostro è un tessuto industriale formato prevalentemente da piccole e medie aziende, dove non è raro trovare il titolare in reparto a dare una mano nei momenti del bisogno e questo spirito familiare emerge ancor di più nei momenti di difficoltà.

Alfredo Pollici – Notarianni
Alberto Quaglia – Gruppo ARO
Elisabetta Brambilla – Eurolabel
Roberto Cotterchio – Cograf

È forse anche per questo motivo è stato ancor più difficile comprendere ciò che è successo da inizio anno negli stabilimenti finlandesi di UPM Kymmene. Chi sicuramente ha voluto far sentire la propria voce, lanciando un appello alle parti in causa, ma anche al mercato, è stata la rete d’Impresa 4.6 costituita da aziende leader in Italia nel settore delle etichette e del packaging flessibile in banda stretta composta dal Gruppo ARO SpA, Notarianni srl, Eurolabel srl e Pilot Italia SpA, (alle quali si aggiungerà a breve anche Cograf srl).
Cogliamo questa occasione per approfondire con Andrea Vimercati di Pilot Italia, la conoscenza della Rete d’Impresa 4.6 e gli ultimi aggiornamenti relativi all’attuale situazione e soprattutto agli sviluppi del mercato delle materie prime nei prossimi mesi.

Andrea Vimercati – Pilot Italia

A tu per tu con Andrea Vimercati (Pilot Italia) e portavoce delle Rete d’Impresa 4.6

Andrea, puoi descriverci che cos’è la Rete d’Impresa 4.6, da dove nasce e quali sono i benefici per le aziende che ne fanno parte?
“Questa rete d’impresa nasce nel 2012 dalla volontà di Aro, Mida (poi assorbita da Aro), Notarianni e Pilot, cui si è aggiunta in un secondo momento Eurolabel e a breve anche Cograf. Un’idea che è maturata dalla conoscenza e dall’amicizia soprattutto di noi giovani imprenditori, per mettere a fattor comune gli acquisti e per strutturarci in maniera importante anche nei confronti di grandi player internazionali che si erano avvicinati al mercato italiano. Costituirsi in un gruppo di acquisto significa anche darsi delle regole commerciali comuni e condivise onde evitare di dover poi giocare una inutile partita con prezzi bassi per il cliente finale, dato che già avevamo assistito (nostro malgrado) a un impoverimento del mercato delle etichette causato da aziende che o non ci sono più o fanno parte di grandi entità in cui non possono più adottare folli politiche commerciali.
Il contratto di Rete d’Impresa che abbiamo sottoscritto lascia libere le aziende di acquistare autonomamente, dopo trattativa comune, di vendere ovviamente in maniera autonoma come sempre, tutelati da regole precise e sottoscritte da tutti i partecipanti, con tanto di contratto depositato e visibile a tutti presso le rispettive camere di commercio. La Rete d’Impresa 4.6 è fra le top 5 in Italia e fra le prime 40 in Europa come volumi acquistati, con un evidente peso specifico nei confronti dei fornitori. Questa collaborazione è stata anche sfruttata per condividere, ove possibile, le competenze specifiche, evitando di andare a sovrapporsi nell’offerta, ma cercando all’interno delle aziende del network di avviare delle collaborazioni di tipo produttivo. Inutile sottolineare che tutto il percorso è nato e si è sviluppato senza minimamente minare le comuni regole della concorrenza del libero mercato, nonostante le rimostranze iniziali di un fornitore”.

Questo modello di business si basa sulla forza dell’unione soprattutto nei momenti di contrattazione commerciale verso i fornitori. Come ha reagito il mercato all’annuncio della vostra rete d’impresa?
“Abbiamo avuto dei fornitori che si sono dimostrati fin da subito molto collaborativi e hanno accettato di buon grado questa nuova realtà. C’è stata poi una grande azienda che non era molto presente sul mercato, e che grazie a questo progetto si è avvicinata al nostro settore con reciproca e duratura soddisfazione, poi ci sono state delle realtà che invece almeno inizialmente ci hanno osteggiato, infine abbiamo anche trovato dei fornitori che molto sinceramente ci hanno comunicato di non voler puntare sui volumi che avremmo garantito, preferendo soluzioni speciali, ma rendendosi disponibili a collaborare. Riteniamo comunque di aver fornito una grande opportunità ai nostri fornitori e siamo contenti del risultato ottenuto”.

Puoi spiegarci il senso della vostra protesta?
“Premesso che la nostra non è un’azione isolata perché so che ci sono state iniziative di protesta anche con il contributo delle associazioni di categoria di riferimento di Paesi come Germania, Francia, Belgio, Spagna, è evidente che UPM ha messo in grave difficoltà il mercato delle etichette autoadesive. Un prodotto senza etichetta non esce dalla fabbrica, mentre per esempio per altri settori dell’imballaggio si possono trovare, in alcuni casi, soluzioni alternative immediate. Il materiale fornito da UPM agli altri (pochi) nostri fornitori, la carta glassine, è per tutti gli etichettifici di fondamentale importanza. Come abbiamo avuto modo di comunicare anche ai diretti interessati, è di difficile comprensione per noi stampatori e converter, che anche sotto la pressione della pandemia hanno dimostrato una grande capacità di resilienza, accettare che delle multinazionali non avessero pronto un piano di emergenza da attuare nei momenti di difficoltà. Ci ha fatto arrabbiare che un conflitto sindacale che comunque dovrebbe vedere le parti in causa sedersi al tavolo e dialogare, abbia messo in ginocchio un comparto produttivo che tutto sommato avrebbe anche delle commesse da portare a termine… Non vogliamo entrare nel merito dei problemi di altri, ma questi non possono ricadere su noi clienti finali”.

Lo sciopero è stato revocato, ma adesso che succede?
“Tutte le aziende hanno in casa molti ordini che attendono di essere evasi e facciamo fatica a garantire termini di consegna precisi. Anche se adesso lo sciopero è stato finalmente revocato, le conseguenze si perpetreranno nei mesi successivi. Inoltre questo eccesso di domanda, dovuto anche alla pandemia, in futuro sarà un problema, in quanto non rappresenterà la vera richiesta del mercato, il che renderà difficile anche per i fornitori fare delle previsioni e adeguare di conseguenza la propria capacità produttiva. In pandemia siamo arrivati ad aumentare i nostri stock del 30%, ma non esiste un fornitore di materiale in grado di garantire spazi produttivi liberi per supportare una richiesta del genere”.

Questa problematica va ad aggiungersi al rincaro dei costi energetici, come pensate di fare fronte anche a questo problema?
“Il discorso degli aumenti dei costi energetici è un altro grave problema che attanaglia il mercato. Aumenti che noi aziende di produzione siamo stati costretti ad accettare, ma che a nostra volta non riusciamo a far accettare ai nostri di clienti, che vendono per la stragrande maggioranza alla GDO, che se da un lato può permettersi di lanciare forti promozioni a basso costo dei prodotti a scaffale, dall’altro impoverisce il tessuto economico a monte, provocando una crisi che rischia poi di ritorcersi contro la GDO stessa. Se la mia azienda ha meno risorse per investire, crescere, aumentare lavoro e profitto, sarà un giorno costretta a ridurre la propria forza lavoro, lasciando a casa del personale che si troverà poi in difficoltà anche ad acquistare dalla GDO, mettendo in moto un circolo vizioso.
Combattere la battaglia del prezzo basso è una politica che viene sempre attuata sulle spalle di qualcuno, ma a mio avviso è una politica miope. Chi nel nostro mercato ha intrapreso questa strada non esiste più o fa parte di realtà più grandi che, fortunatamente, hanno altre logiche…Siamo tutti sul mercato, e con onestà ma anche etica, seppur nelle difficoltà, bisognerebbe essere tutti più disponibili (a partire dai nostri pochi fornitori…) a incorporare una parte degli aumenti, soprattutto in una situazione di difficoltà generalizzata, proprio per la salvaguardia di aziende, dipendenti, del mercato intero. Per uscire da questa situazione c’è infine bisogno di un supporto da parte del Governo, sia per quanto riguarda i ristori che so essere stati messi sul tavolo per chi come noi fa parte di un processo produttivo energivoro, e questo è un bene nell’immediato, ma poi anche per sviluppare finalmente una politica industriale ed energetica capace di supportare l’intero sistema Paese”.

Tutto ciò si inserisce in un contesto di mercato nel quale le commesse non mancano: avete un piano “B” per continuare a servire il mercato oppure si rischia davvero lo stop?
“Siamo passati da un ‘just-in-time’ a un ‘no-time’, anche se a onore del vero, seppur con difficoltà riusciamo a servire i nostri clienti. Le commesse non mancano, e soprattutto a fronte di un’Europa che si fa sentire sul piano politico per mettere fine a questa guerra e supporti dall’altro lato le aziende, il 2023 non si prospetta così negativo all’orizzonte, soprattutto per settori tradizionalmente in positivo come quello delle etichette autoadesive. Ma la domanda terrà?”.

 

Il punto di vista di Flavio Aragozzini
Senior Country Manager di UPM Kymmene srl divisione Raflatac

Flavio Aragozzini – UPM Kymmene

Abbiamo chiesto a Flavio, che ringraziamo per la disponibilità dimostrata, di fornirci un suo punto di vista su quanto accaduto nei mesi scorsi, ma soprattutto di provare a fare chiarezza per i mesi a venire. UPM è sicuramente un riferimento molto importante per il mercato delle etichette in Italia e, come confermato da Flavio, ha sempre cercato di instaurare un rapporto trasparente coi propri interlocutori, in primis i clienti, tanto più in una situazione estremamente delicata come il recente sciopero dei sindacati del comparto cartario finlandese.

“Per garantire ai nostri clienti il massimo della trasparenza possibile, è stata anche creata MyRaflatac, una piattaforma digitale alla quale hanno già aderito numerosi clienti. MyRaflatac serve sia per confermare gli ordini, ricevere conferme e tracciare le consegne ma soprattutto per ottenere informazioni, dalle schede tecniche, alla consultazione di dati statistici, fino alle novità che riguardano le novità. Questa piattaforma sarà sfruttata per informare gli utenti con aggiornamenti regolari in riferimento alle misure che verranno adottate per i prossimi mesi. Vorrei che fosse chiaro che questo sciopero ha creato disagi a tutto il mercato delle etichette, UPM compresa”, esordisce Flavio, confermandoci che per tornare a regime ci vorranno sicuramente delle settimane e in alcuni casi anche dei mesi, ovvero ai livelli di servizio di fine 2021. Non dimentichiamo che viviamo un momento di crisi generale della materia prima e di alti costi energetici che non fanno altro che appesantire la situazione già alquanto complessa.

“Sappiamo delle difficoltà in cui hanno dovuto lavorare i nostri clienti, capisco anche le arrabbiature che sono emerse, e ribadisco che noi come loro siamo stati danneggiati, come azienda, ma anche a livello personale, poiché abbiamo dovuto fronteggiare il mercato spiegando e raccontando che cosa stesse accadendo, pur non potendo fare molto per risolvere la situazione a monte. Dopo il periodo di comprensibile comune arrabbiatura, si è dovuto necessariamente cambiare approccio e passare alla ricerca di soluzioni di continuità; da parte nostra, e di tutto l’entourage di Raflatac, questo è stato fatto con professionalità e attenzione.
Personalmente ho sempre spronato i venditori a visitare i clienti per rispondere alle domande, suggerendo come meglio collaborare assieme e devo dire che, pur nelle difficoltà, abbiamo ricevuto svariati apprezzamenti per come è stato affrontato questo momento difficile. In tutto questo periodo siamo riusciti a garantire ugualmente le consegne dei materiali provenienti da 3 dei nostri 4 stabilimenti produttivi (Polonia, Inghilterra e Francia) che non sono stati toccati direttamente dallo sciopero, mentre purtroppo, per quanto riguardava i materiali prodotti in Finlandia, come la carta siliconata prodotta dalla divisione UPM Specialty Paper, sappiamo quello che è successo.
La sfera di cristallo per il futuro non è tra i miei attrezzi di lavoro, ci sono purtroppo dei fattori esterni che non possiamo prevedere, bisognerà capire anche quali difficoltà i nostri fornitori dovranno fronteggiare, ma quel che mi sento di dire, e i nostri clienti lo sanno bene, che i clienti potranno trovare in UPM Kymmene un interlocutore sempre disponibile al dialogo e aperto a trovare delle soluzioni. La strada ora è in discesa anche se il periodo impone a tutti di valutare con attenzione le strategie da intraprendere”, conclude Flavio Aragozzini.