Settore etichette e sciopero UPM: la rete d’impresa 4.6 lancia l’allarme

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La rete d’Impresa 4.6. costituita dalle società Gruppo ARO SpA, Notarianni srl, Eurolabel srl e Pilot Italia, (alle quali si aggiungerà a breve anche Cograf), che da anni annovera tra i suoi clienti importanti aziende che forniscono prodotti di largo consumo, desidera unirsi alle forti voci di protesta provenienti dalle associazioni, dagli enti e dalle aziende del settore per denunciare una situazione di crisi che è divenuta assolutamente insostenibile.

“Tutti siamo a conoscenza delle difficoltà che stano affrontando le aziende italiane per continuare a lavorare per garantire ai dipendenti la stabilità del loro lavoro a seguito dei forti aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia registrati nel 2021. Il settore delle etichette autoadesive, nel quale opera Rete d’Impresa 4.6, è stato anche interessato dall’inizio dell’anno dallo sciopero delle cartiere UPM in Finlandia, inaccettabile sia per le modalità che per la durata.

Le problematiche che questa situazione ha generato nel mercato sono assolutamente evidenti, dal momento che l’agitazione sindacale ha impedito alle aziende nel settore di portare avanti il normale approvvigionamento e la regolare gestione degli ordini e delle consegne, e ha di conseguenza creato disagi e svantaggi economici.

La continuazione del conflitto sociale in Finlandia rischia di bloccare radicalmente la distribuzione di prodotti alimentari e medicine, e anche di molti altri prodotti, con seri danni alle stesse aziende e al consumatore finale.

È dunque necessario che UPM e i sindacati si impegnino a trovare accordi immediati per porre fine a questa situazione conflittuale e consentire un rapido ritorno alle normali attività. Non ci possono essere ulteriori motivazioni in grado di giustificare il fatto che UPM e i lavoratori non abbiamo ancora trovato un accordo equo dopo due mesi di sciopero. Il senso comune di responsabilità impone un immediato e finalmente costruttivo dialogo, tenendo anche in considerazione che il conflitto esistente è totalmente sproporzionato rispetto al danno che sta producendo a livello internazionale.

È dovere di tutti evitare il rischio di gravi perdite di lavoro e difficoltà per i consumatori, soprattutto nei settori sensibili dei prodotti alimentari e farmaceutici”.