“Riuso vs riciclo? No grazie!”

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Da Lucca l’appello a non mettere in concorrenza pratiche – riuso e riciclo – che devono rimanere complementari.

La presa di posizione è chiara fin dal titolo: un “no” a contrapposizioni aprioristiche fra riuso e riciclo degli imballaggi, a beneficio del primo, come avviene invece nella proposta di Regolamento del Parlamento europeo pubblicata a novembre 2022.

ConferenzaStampa riuso riciclo

Ad affermarlo, oltre a Confindustria Toscana Nord che ha organizzato e ospitato nella sua sede di Lucca il convegno “Riuso vs riciclo? No grazie!“, importanti associazioni confindustriali di settore come AssocartaAssograficiAssovetro Unionplast.

In tema di riciclo degli imballaggi l’Italia è la nazione di gran lunga più virtuosa: l’obiettivo imposto dall’Unione europea del 65% del riciclo totale entro il 2025 è già stato ampiamente superato anche per la sola componente imballaggi, che nel 2021 (dati CONAI) è arrivata al 73,3%; il recupero totale supera invece l’82%.

Romagnoli Iraldo riuso riciclo“Crediamo fermamente nell’economia circolare e concordiamo sull’obiettivo generale della proposta di Regolamento, che a questa si ispira. – commenta Fabia Romagnoli, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord con delega alla sostenibilitàCiò che non approviamo è l’assunto alla base della proposta, secondo cui il riuso sarebbe intrinsecamente da preferire al riciclo. Non è così, come non lo è il contrario. Certo, intuitivamente viene da pensare che riutilizzare un bene così come si presenta abbia un impatto ambientale inferiore rispetto a riciclarne la materia, ma su questi argomenti non si deve fare affidamento su impressioni superficiali. Talvolta le prestazioni migliori sono quelle controintuitive”.

Lo scopo del convegno era quello di dimostrare, con il supporto di uno studioso autorevole come il professor Fabio Iraldo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che riuso e riciclo possono essere di volta in volta preferibili l’uno all’altro solo sulla base di valutazioni scientifiche rigorose, basate su calcoli e misurazioni.

Alcuni considerano il riuso una minaccia potenzialmente esiziale per il riciclo, altri lo vedono come l’assoluta panacea per la prevenzione dei rifiuti – osserva il professor Fabio Iraldo dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa -. La contrapposizione è emersa in modo netto anche dalle recenti audizioni delle commissioni parlamentari. Ma quanti conoscono in profondità i requisiti della proposta di Regolamento europeo? Sarebbe opportuno da un lato provare a partire dall’esame e dalla comprensione del testo della proposta, dall’altro ricorrere al metodo scientifico come supporto essenziale alla definizione delle politiche nel campo dell’economia circolare. In questo modo forse scopriremmo che ci sono vie percorribili per una maggiore efficacia ed efficienza del sistema, basate sull’integrazione tra riuso e riciclo, in ossequio alla piramide delle priorità. Strumenti come l’LCA-Life Cycle Assessment e l’LCC-Life Cycle Costing, che prendono in esame i prodotti in tutto il loro ciclo, dalla progettazione al fine vita, sono indispensabili per capire quali impatti effettivi si abbiano nel gestire quest’ultima fase come riuso, come riciclo di materia, come valorizzazione energetica o come smaltimento. Le sorprese non mancano, quando si effettuano analisi di questo genere. Intanto c’è una differenza fondamentale fra riuso ‘as is’, vale a dire riuso del prodotto esattamente com’è, sicuramente vantaggioso sotto il profilo ambientale, e riuso che comporta dei trattamenti ad esempio di lavaggio, dei trasferimenti con tutto ciò che questi comportano, dei sistemi di riuso: questi interventi finalizzati a rendere il prodotto effettivamente riutilizzabile possono erodere il vantaggio ambientale del riuso fino, talvolta, ad azzerarlo e a rendere più vantaggioso – sempre sotto il profilo ambientale – il riciclo della materia. Nel convegno di oggi abbiamo visto alcuni esempi di queste diverse situazioni. In alcuni casi il calcolo è particolarmente complesso ma comunque necessario per non incorrere in abbagli.”

riuso riciclo convegno

La voce del mondo carta e cartone…

Conai-carta_imballaggio“La nostra principale preoccupazione riguarda l’assenza di approfonditi studi scientifici alla base di questa proposta di Regolamento, che sarebbero indispensabili vista la portata e gli effetti che la sua applicazione avrà sugli Stati membri e le relative economie – aggiunge Gianluca Castellini, Membro del Consiglio di Presidenza GIFCO (Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato), in rappresentanza di Assografici -. Noi siamo assolutamente d’accordo con l’obiettivo di ridurre i rifiuti, ma contestiamo il modo in cui si vuole arrivare al risultato penalizzando il riciclo di carta e cartone, materiali naturalmente biodegradabili e sostenibili per eccellenza. A nostro parere, il risultato si può invece raggiungere adottando in modo complementare sia riuso che riciclo, a seconda delle diverse situazioni, dei canali e dei prodotti trasportati, non penalizzando il secondo a vantaggio del primo. E per farlo serve un’attenta analisi delle diverse supply chain che eviti provvedimenti generalizzati. Siamo infatti sicuri che il riutilizzo degli imballi sia sempre la scelta più amica dell’ambiente? Siamo sicuri che così facendo si ridurranno le emissioni di CO2? È stato correttamente valutato l’impatto ambientale dello smaltimento degli imballaggi riutilizzabili?  Inoltre è paradossale che si metta a rischio un’eccellenza quale il sistema di riciclo italiano, che non ha eguali nel mondo. Oramai da anni l’Italia raggiunge un tasso di riciclo dei materiali cartacei superiore all’80%, un primato che rischia di venire meno se non verranno accolti alcuni emendamenti da noi proposti. E questo, ad onor del vero, vale anche per tutti gli altri materiali di imballaggi. Secondo gli ultimi dati comunicati da Conai l’anno iniziato da poco dovrebbe vedere avviato a riciclo più dell’85% degli imballaggi in carta e cartone, oltre il 77% degli imballaggi in acciaio, il 67% degli imballaggi in alluminio, circa il 63% degli imballaggi in legno, quasi il 59% degli imballaggi in plastica e bioplastica, e l’80% circa degli imballaggi in vetro. Con la proposta di Regolamento in discussione, tutto questo verrebbe messo a rischio e verrebbe vanificato il ritorno degli investimenti milionari fatti in Italia negli ultimi vent’anni. Ne vale davvero la pena? L’Italia è disposta ad accettare una tale imposizione dalla Commissione Europea, che andrà a vantaggio di altri Paesi in Europa che sono stati molto meno virtuosi in tema di riciclo?”

La voce dal mondo plastica…

Conai-Imballaggi_Plastica“La proposta di Regolamento europeo ci pone davanti a una sfida che abbiamo il dovere di affrontare facendo comprendere l’importanza della funzione degli imballaggi sotto i tre irrinunciabili profili della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica – conclude il presidente di Unionplast Marco Bergaglio -. Rinunciarvi significa abdicare alla sostenibilità a favore del greenwashing. Condividiamo la finalità del Regolamento, ma riaffermiamo la necessità di riconoscere la funzione dell’imballaggio e la nostra contrarietà a norme che vanificano i risultati ottenuti dall’Italia nell’organizzazione di raccolta e riciclo degli imballaggi in plastica: il nostro Paese ha registrato i tassi più alti dell’intera Ue nell’attività di recupero e di riciclo, con un tasso del 55,2% superando con anni di anticipo il target UE per il 2030 del 55%. Quello che occorre e su cui si è investito è la creazione di un mercato funzionante di materie prime seconde, di soluzioni innovative che combinino elevata efficienza dei materiali con alta riciclabilità e uso di materiali riciclati. Del resto il nostro Paese è un grande riciclatore, ma non solo: i dati elaborati da IPPR-Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo dimostrano che in Italia si utilizzano oltre 1,2 milioni di tonnellate di materie prime seconde per realizzare nuovi prodotti. Quantitativo che costituisce in media circa il 20% del totale delle plastiche trasformate in Italia contro una media europea del 6%. Sono stati certificati col marchio Plastica Seconda Vita ben 8000 prodotti incorporanti plastiche riciclate nelle più svariate merceologie. Estrema contrarietà alla discriminazione degli imballaggi in plastica poiché sono previste misure restrittive esclusivamente per la plastica rispetto e non agli imballaggi realizzati con altri materiali, il tutto senza giustificazione. Le quote di riutilizzo (art. 26, comma 7) e divieti (art. 22 e allegato V) sono presi in considerazione solo per alcuni tipi di imballaggi in plastica, perpetrando una dannosa forma di ‘depistaggio ambientale’. L’Italia è il secondo produttore europeo di imballaggi dopo la Germania: 50mila addetti in quasi 3mila aziende, con un fatturato di 12.279 mln di euro, di cui circa il 45% derivante dall’export.”