Giflex: Con il flessibile tutto è possibile, anche trasportare cibo nello spazio!

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Lo scorso 25 ottobre Torino, capitale della Cultura d’Impresa 2024, ha ospitato il convegno d’autunno Giflex, una giornata con tanti e variegati spunti di riflessione, per una panoramica ampia, ben oltre i confini dell’imballaggio flessibile, un settore sano, in crescita e con forte propensione all’innovazione in ottica sostenibilità

Giflex 24 sala da destra

Oltre 250 operatori del settore hanno riempito la sala conferenze dell’Unione Industriali di Torino che ha ospitato lo scorso fine ottobre il tradizionale appuntamento autunnale di Giflex, il Gruppo Imballaggio Flessibile in seno ad Assografici, chiudendo un anno di impegni molto intenso e che si prepara a un 2025 altrettanto scoppiettante che avrà un momento di celebrazione importante durante la prossima Ipack-ima di Milano quando Giflex festeggerà i 40 anni di attività. Grande momento di commozione generale quando Alberto Palaveri ha ricordato la figura di Jonathan Giubilato di BOBST tragicamente scomparso la scorsa estate, accompagnato da un lungo e caloroso applauso da parte del pubblico presente.

Giflex 24 conferenza stampa RomaI dati del comparto packaging flessibile
Il comparto imballaggio flessibile si conferma un settore solido e in buona salute, certamente con molte sfide davanti a sé, ma affrontate, anche grazie all’impegno di Giflex con determinazione. In Italia il comparto occupa oltre 12 mila addetti, per un fatturato superiore ai 4,5 miliardi di €. Le aziende del settore stanno cambiando pelle, e pur restando concentrate ovviamente sulla produzione, sono sempre più frequenti gli ingressi di nuove figure professionali in ambito design e progettazione.
“Siamo un settore solido e sano. Seppur i bilanci 2023 indichino che, dopo il boom del biennio precedente, il valore del fatturato si contrae, continua ad aumentare il numero degli addetti e cresce la robustezza finanziaria delle nostre imprese, complice anche il calo di costi di materie prime ed energia”, ha commentato Alberto Palaveri, Presidente Giflex, sottolineando inoltre il fatto che con un Ebitda superiore al 10%, i produttori di imballaggi flessibili si attestano al di sopra della media della manifattura italiana.

Giflex 24 PalaveriIl consumo di imballaggio flessibile in Europa Occidentale è circa il 12% del consumo mondiale del packaging flessibile. I mercati emergenti (Africa, Asia, Far East) sono quelli che crescono maggiormente e oggigiorno consumano più del 50% della produzione mondiale di flessibile.

Il 2023 ha visto una flessione del fatturato dopo anni di continua espansione, ciò nonostante i volumi consumati di flessibile continuano a registrare una crescita costante da diversi anni con un incremento annuo di qualche punto percentuale.

È dunque importante continuare a raccontare valore e identità dell’industria del packaging flessibile, un settore altamente tecnologico che lavora dietro le quinte dei grandi brand progettando pack icone dei nostri tempi.

Imballaggi flessibili spaziali
Quello dello storytelling è un altro dei punti cardine sul quale Giflex sta insistendo molto per far conoscere, al di fuori degli addetti ai lavori, che cosa sia l’imballaggio flessibile e quali siano i valori e il contributo che una confezione può garantire nell’esperienza di consumo.
In un’Italia che legge sempre meno, il packaging è senza dubbio uno dei media più letti e questa è una delle principali ragioni per le quali le aziende sono disposte a investire per rinnovare l’abito che veste i propri prodotti. La catena GDO Bennet ha recentemente creato una campagna dal titolo “Good To Read Packs”, trasformando le confezioni alimentari in pagine dei prodotti a marchio, in grandi classici della letteratura e best seller del momento, al fine di promuovere la lettura fra i consumatori.
Non sappiamo se nelle missioni spaziali i nostri astronauti più famosi si siano portati libri da leggere, ma di certo sappiamo che Nespoli, Parmitano e Cristoforetti proprio grazie a uno speciale imballaggio flessibile hanno potuto gustare nelle loro missioni cibo italiano disidratato.
Giflex 24 Erik ciravegna_02A raccontare questa straordinaria case-history sono stati Erik Ciravegna, ricercatore Advanced Design Unit Università di Bologna e Marco Scatto, Polymer Scientist di Sudalimenta,  proprietaria del brand Tiberino, che dalla Puglia ha sviluppato questi imballaggi flessibili speciali per portare cibo nello spazio. Partendo dal presupposto che le condizioni di vita in una missione spaziale sottopongano gli astronauti a stress psicofisici non indifferenti, si è cercato di supplire in maniera parziale, proprio attraverso il cibo, a queste carenze offrendo agli astronauti italiani dei menù customizzati in base alle proprio provenienze geografiche e questo grazie proprio a una busta flessibile capace di conservare il cibo disidratato a lungo senza alterarne colori, fragranza e gusto. Dal punto di vista tecnico si tratta di un accoppiato monomateriale leggero in grado di garantire barriera all’ossigeno e all’acqua, saldabile, antimicrobico, resistente agli urti e alle radiazioni ionizzanti, oltre a garantire funzionalità a partire dall’additivazione dell’acqua fino al suo utilizzo come recipiente.

LCA Giflex: appello alla filiera per completare lo studio
Ottobre è stato un mese importante per Giflex, che ha presentato le linee guida LCA come strumento utile alle aziende per misurare la sostenibilità degli imballaggi prodotti. Iniziativa questa che si è resa possibile grazie all’On. Maria Chiara Gadda, Vicepresidente Commissione Agricoltura Camera dei deputati e interlocutore da alcuni anni per Giflex, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare il legislatore, italiano ed europeo, al fine di favorire una politica ambientale che coniughi innovazione e sostenibilità.
Andrea Cassinari, Coordinatore dei Comitati Scientifici Giflex e Paola Riccardi, Packaging Consultant SRC Ingegneria, sono entrati nel dettaglio di queste linee Guida LCA che rappresentano comunque un punto di partenza e vanno assolutamente perfezionate relativamente agli standard operativi e ai materiali effettivamente utilizzati dall’industria del flessibile. Questa prima pubblicazione ha preso in considerazione la produzione di due imballaggi secondari, e appare comunque evidente che, a parità di materiali e prestazioni, le strutture più leggere garantiscono emissioni inferiori, sottolineando l’importanza dell’ecodesign già nella fase di progettazione. L’obiettivo per l’immediato futuro sarà quello di considerare anche la fase dopo la produzione, prendendo in considerazione anche il fine vita del packaging così da avere una panoramica completa sull’LCA.
Giflex 24 Cassinari LCACassinari ha poi posto l’attenzione su un punto cruciale per gli associati Giflex, che come noto, hanno il loro core-business nei materiali a contatto con gli alimenti. Per garantire circolarità nel processo è in dispensabile per Giflex poter sfruttare il riciclo chimico che potrebbe fornire una buona materia prima seconda di qualità. “Se andiamo ad analizzare i materiali degli imballaggi immessi al consumo, notiamo che le poliolefine sono quelle più utilizzate, e se riuscissimo attraverso il riciclo chimico a renderle nuovamente disponibili ai converter, ecco che potremmo misurare la LCA chiudendo il cerchio della circolarità”, aggiunge Andrea Cassinari evidenziando inoltre che si cercherà di organizzare un tavolo di lavoro in tal senso con altre organizzazioni come  Unionfood, Ucima, Corepla e Conai per ragionare insieme su questo obiettivo.
Infine un appello a tutta la filiera del packaging, dagli stampatori e converter, ma anche i produttori di tecnologie e soprattutto materiali, affinché possano fornire dati precisi sui materiali effettivamente utilizzati dall’industria per la produzione di imballaggi flessibili.
“L’inchiostro che abbiamo preso in considerazione per lo studio LCA è utilizzato nella rotocalco per edizioni, ma in assenza di un dato di riferimento, abbiamo dovuto accettare un compromesso”, conclude Cassinari sottolineando che c’è bisogno di fotografare il nostro mondo con prodotti e tecnologie che vengono impiegate realmente in produzione. La pubblicazione testimonia quanto impegno vi sia da parte delle industrie del comparto, ma è indispensabile ampliare le collaborazioni per promuovere una vera cultura scientifica della sostenibilità.
“Questa pubblicazione è la dimostrazione che l’impegno delle industrie produttrici di packaging flessibile verso un cambiamento concreto e necessario è reale e promuove una cultura scientifica della sostenibilità. Inoltre, il Regolamento Europeo PPWR (Packaging and Packaging Waste Regulation) ci ha insegnato che vince il lavoro di squadra e quanto sia importante giocare d’anticipo e non in difesa. In futuro la competitività delle nostre imprese si giocherà su modelli e soluzioni virtuose per l’ambiente. Rappresentiamo un settore altamente tecnologico che lavora dietro le quinte dei grandi brand. I nostri pack sono icone dei nostri tempi. Proprio per questo vogliamo essere portatori di una cultura scientifica della sostenibilità”, ha concluso Palaveri.


I contributi tecnici degli sponsor Windmöller & Hölscher e  I&S Gama Group

Fabio Gonzatto, Area Sales & Marketing Manager Italia  – Macchine da Stampa di W&H, ha presentato le “Soluzioni Innovative per un futuro più “leggero” grazie a un know-how che si basa su oltre 150 anni di storia. WH& è da sempre impegnata nel settore dell’imballaggio flessibile e vanta un team di 900 ingegneri e oltre 1700 brevetti depositati. Il costruttore tedesco, impegnato in tutto il ciclo produttivo del packaging, dalla produzione dei film con gli estrusori, alle linee di stampa flexo e rotocalco, ha elaborato una propria strategia volta al riciclo e recupero di materiali di scarto per la realizzazione di nuovi prodotti. “Carta e plastica fanno parte del nostro business”, dice Gonzatto, “con la carta siamo nati e per come sta evolvendo il mercato continueremo a sviluppare soluzioni per questo comparto, ma la plastica la produciamo e abbiamo l’obiettivo di migliorarla, soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità”. Diverse le applicazioni presentate, tutte volte alla produzione di imballaggi monomateriali con proprietà barriera e con tecnologie W&H. “Le lacche barriera rappresentano un sistema economico per gli stampatori per entrare nel settore degli imballaggi barriera. Non serve avere gli estrusori, i costi sono paragonabili alle soluzioni EVOH ed è possibile applicarle sui film tramite le macchine flexo o roto con moduli dedicati”, aggiunge Gonzatto, ricordando che W&H ha lanciato anche una piattaforma proprietaria chiamata ruby che raccoglie ed elabora i big data, si interfaccia con l’ERP/MES e racchiude anche funzioni di AI.

Giflex 24 I&C Gama ConselvanDi Automazione e Big Data nel processo produttivo si è parlato anche nella tavola rotonda  che ha visto protagonisti Sante Conselvan, Managing Director I&C-Gama Group e Firas Marsi, Direttore Vendite SisTrade. I due partner hanno presentato i vantaggi offerti dalla tecnologia, dall’automazione e dal processo evolutivo industriale, con particolare attenzione all’impatto ambientale. I&C-Gama ha il suo core business nei viscosimetri per il controllo dei fluidi. Negli anni da questi sistemi, ma anche da altre tecnologie presenti nella gamma di prodotti e soluzioni per la stampa e il converting, sono stati raccolti molti dati che hanno spinto I&C-Gama a inserire anche un’azienda come SisTrade leader nelle soluzioni software per la gestione dei dati lungo tutto il processo di produzione per il settore printing e converting. Infine Sante Conselvan, con l’energia e l’entusiasmo che da sempre lo contraddistinguono, ha chiuso il suo intervento lanciando una sfida, quella del “Packaging Campus”, un luogo in Italia dove poter formare il personale per le aziende del settore. “Il mio sogno è quello di lanciare un centro formativo italiano sulla tecnica della stampa e del packaging per operatori di processo, e per fare ciò c’è bisogno del contributo di tutti i player della filiera”, conclude Conselvan.