Siglato un protocollo di filiera per dare nuova vita agli imballaggi in plastica

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Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile di Assografici), UCIMA (Associazione dei Costruttori Italiani di Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’imballaggio) ed Unione Italiana Food danno vita a un protocollo, unico nel suo genere, per offrire alle aziende della filiera alimentare italiana soluzioni che rendano l’imballaggio flessibile più riciclabile e sostenibile.

Da sinistra il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, con Alberto Palaveri (Giflex), l’On. Vannia Gava Sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica, Paolo Barilla (Unione Italiana Food) e Riccardo Cavanna (Ucima)

L’accordo è stato siglato il 16 dicembre 2021, a Roma, alla presenza del Min. dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e del Sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica, On. Vannia Gava.
Obiettivo del Protocollo d’intesa: arrivare a recuperare e riciclare circa 50.000 tonnellate di materie plastiche da destinare ad una seconda vita, ipotizzando, come target di partenza, un recupero e riciclo del 50% di imballaggi flessibili raccolti.
I tavoli tecnici previsti dal protocollo studieranno soluzioni tecnologiche per rendere possibile l’utilizzo di nuovi materiali e migliorare i sistemi automatici di selezione e pretrattamento dei rifiuti di imballaggi in plastica ed evitare che vengano inviati in discarica o all’incenerimento.

ACCORDO FONDAMENTALE PER L’INDUSTRIA DEL PACKAGING FLESSIBILE E NON SOLO…
Con la sigla di questo protocollo, le Associazioni si impegnano entro gennaio 2022 ad organizzare un primo tavolo di lavoro tecnico, con membri di altissimo profilo provenienti dalla filiera, per analizzare i problemi che ostacolano la sostenibilità e riciclabilità degli imballaggi flessibili ed elaborare possibili soluzioni. Al tavolo verranno invitati anche i funzionari del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), del Ministero della Transizione Ecologica (Mite), del Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) e del Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli imballaggi in Plastica (Corepla).
Le sinergie frutto del Protocollo d’Intesa saranno poi alla base della costituzione di una serie di gruppi di lavoro che si occuperanno, tra le altre cose, di verificare quali interventi tecnologici possano essere operati sulle linee di produzione di packaging e su quelle confezionatrici per rendere possibile l’utilizzo di nuovi materiali e di studiare soluzioni tecnologiche per migliorare i sistemi automatici di selezione e pretrattamento dei rifiuti di imballaggi in plastica ed evitare che vengano inviati in discarica o all’incenerimento. Ipotizzando, come target di partenza, un recupero e riciclo del 50% di imballaggi flessibili raccolti, un primo obiettivo sarà quello di recuperare circa 50.000 tonnellate di materie plastiche da destinare ad una seconda vita.

Alberto Palaveri Presidente Giflex

“Un prodotto su due in un supermercato è un packaging flessibile. E lo si realizza con poco materiale (1/6 del totale sul mercato), un alleato ideale per la lotta al Climate Change. Materiali e imballaggi di nuova generazione sono già allo studio ma il pack del futuro sarà il risultato di un lavoro di filiera e di ascolto perché la sfida è culturale ed organizzativa, non solo tecnologica. Per questo chiediamo alle Istituzioni di sedere allo stesso tavolo, per condividere una chiara definizione di sostenibilità del packaging e obiettivi realmente misurabili. Non politiche punitive o scelte di consenso ma interventi per portare valore all’intera Supply Chain. L’industria Italiana del packaging (leader nel mondo in innovazione e tecnologia) è pronta ad affrontare le sfide dell’European Green Deal se l’obiettivo a cui tendere sarà chiaro”, ha detto Alberto Palaveri Presidente di Giflex.

GLI OSTACOLI ALLA SOSTENIBILITÀ NEL MERCATO DEGLI IMBALLAGGI FLESSIBILI
L’effettivo avvio a riciclo degli imballaggi flessibili, anche alla luce dell’ampio utilizzo che se ne fa, rappresenta una sfida che impegna tutti gli attori in campo e in particolare tre comparti che, nel complesso, sviluppano un fatturato di oltre 50 miliardi di euro: dai produttori di macchinari per la realizzazione di questo imballaggio, alle aziende produttrici di imballaggi flessibili, fino al settore alimentare che ne è uno dei principali utilizzatori. Sebbene il 70% degli imballaggi flessibili sia riciclabile, alcuni ostacoli tecnici – comuni anche ad altri materiali plastici – ne impediscono l’effettivo avvio a riciclo. Le tecnologie che selezionano i diversi imballaggi plastici, ad esempio, presentano limiti nel riconoscimento dei materiali di cui sono composti, sia per le dimensioni degli imballi stessi che per alcune caratteristiche, come la metallizzazione dei film. Questo fa sì che anche gli imballi 100% riciclabili non vengano di fatto riciclati: in Italia oltre il 50% dei materiali plastici (inclusi gli imballaggi flessibili) viene raccolto come Rifiuti Plastici Misti, ma non tutto può essere recuperato e di conseguenza viene inviato in discarica o all’incenerimento.
Affinché gli imballaggi flessibili possano passare da “riciclabili” a “riciclati” sarà necessario, inoltre, risolvere alcuni aspetti: in primo luogo la ricerca di mercati di sbocco alternativi all’alimentare, visto che – con rare eccezioni – la legge impedisce di usare plastica riciclata negli imballaggi destinati agli alimenti. C’è poi un tema di gestione dell’imballaggio flessibile post-consumo da parte dei Comuni che, nonostante la riciclabilità, chiedono di conferire i film plastici nella frazione indifferenziata. Infine, c’è la grande questione delle tecnologie e della ricerca: trovare materiali sostitutivi o riconvertire strumenti e macchinari sono operazioni gravose dal punto di vista economico e soprattutto non sempre sono strade tecnicamente percorribili.
Secondo il Piano per l’Economia Circolare dell’Unione Europea, entro il 2025 il 50% degli imballaggi plastici dovrà essere riciclabile, mentre entro il 2030 tutti gli imballaggi sul mercato dell’UE dovranno essere riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile. L’accordo tra Unione Italiana Food, Giflex e UCIMA si profila, dunque, come un tentativo unico nel suo genere. Lo scopo è mettere a sistema competenze e conoscenze per il raggiungimento degli obiettivi globali ed europei di riduzione delle emissioni e diffondere soluzioni di economia circolare capaci di garantire il consolidamento di un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.

“È un progetto che approccia in maniera corretta la sfida della sostenibilità ambientale delle nostre aziende e che si pone nella giusta traiettoria del Pnrr” dichiara il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che aggiunge: “il Mise favorisce, in collaborazione con le università, il trasferimento tecnologico dalla ricerca alle imprese”, ha concluso Giancarlo Giorgetti – Ministro dello Sviluppo Economico.