Etichette sostenibili: uno sguardo oltre la bottiglia

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Easyfair, la società che organizza Packaging Première ha dedicato uno dei suoi interessanti webinar al ruolo dell’etichetta nel settore enologico: oltre a svolgere le sue innumerevoli funzioni, oggi l’etichetta deve anche soddisfare le richieste di sostenibilità dei consumatori

L’etichetta nel mondo del vino deve assolvere a importanti compiti come riportare le informazioni, descrivere e valorizzare il contenuto della bottiglia, catturare l’attenzione del consumatore, trasmettere il legame con il territorio, comunicare la storicità di un marchio o la freschezza di un brand, veicolare i valori del produttore. Ma quando l’impegno della cantina va nella direzione della sostenibilità, l’etichetta non deve solo comunicare un’idea astratta di green al consumatore, bensì deve trasmettere i valori di un processo produttivo responsabile, attraverso l’impiego di materiali riciclati, la selezione di fornitori virtuosi, la trasformazione di rifiuti in risorsa, tutte azioni che congiuntamente forniscono un prezioso e indispensabile contributo di reale tutela all’ambiente.

Officina Grafica: atelier studio per la produzione di packaging al servizio del settore enologico
Officina Grafica nasce nel 2006, fondata da Vincenzo Maccarrone e Tommaso Pecchioli. “Il nostro è un atelier studio dove ci dedichiamo a un lavoro sartoriale di eccellenza il cui unico scopo è quello di unire, in perfetta armonia, storia, filosofia ed etica dei nostri clienti. L’attenzione ai dettagli, alla pulizia e all’eleganza esalta lo spirito artigianale fatto di dedizione e autenticità attraverso le quali si raccontano azienda, vini e territori”, dicono i due art director.
Le aziende vitivinicole vivono, per definizione, un rapporto simbiotico con la natura e l’ambiente che le circonda. Per questo, da sempre e sempre più, la sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale si manifesta in tutte le fasi della filiera produttiva. Dalla razionalizzazione delle risorse naturali all’uso più efficiente di tutti gli elementi che vanno a comporre il packaging dei loro prodotti (tappi, capsule, bottiglie, scatole di cartone, casse di legno, ecc.) ogni azione ha l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale. La sensibilità su questo argomento è tale da portare i produttori vinicoli di tutto il mondo a dedicare uno spazio sul proprio sito così da rendere pubblico e trasparente il proprio impegno. Se il risultato può sembrare ininfluente se legato alla singola bottiglia la prospettiva cambia drasticamente nel quadro d’insieme.
In una società sempre più globalizzata, sempre più frenetica e inondata da messaggi visivi è fondamentale che il packaging trasmetta il messaggio desiderato correttamente e in maniera non fraintendibile sia che si tratti di un prodotto destinato alla distribuzione moderna sia che si rivolga alla ristorazione o alle enoteche. Sempre più spesso si trovano materiali la cui provenienza ha il minor impatto possibile sull’ambiente. Supporti realizzati con scarti della produzione del vino e dell’industria tessile o con materiali riciclati. “Nel nostro caso, siamo testimoni e ambasciatori di un radicale cambiamento. A noi agenzie spetta il compito di veicolare, attraverso il design delle etichette, tutto il lavoro e la dedizione che si ritrova all’interno della bottiglia che viene aperta e condivisa. Sempre più spesso collaboriamo con aziende consapevoli non solo dell’importanza del rispetto dell’ambiente e del territorio dove sono radicate, ma anche di comunicarlo in modo immediato e inequivocabile.
L’etichetta è il mezzo attraverso il quale l’azienda produttrice trasmette la propria personalità, la propria filosofia e il proprio modo di essere. I supporti e le tecnologie sono gli strumenti attraverso i quali questo messaggio viene creato. L’agenzia è colei che interpreta, che codifica il racconto, un racconto che deve emozionare”, concludono Vincenzo e Tommaso.

L’approccio alla sostenibilità dal punto di vista del produttore di materiali autoadesivi: UPM Raflatac esempio virtuoso
Dario Santilli, Packaging Solution Manager Wine, Spirits & Food Italy di UPM Raflatac
che produce materiali per la produzione di etichette autoadesive, all’interno della sua società è un trait d’union fra il mondo dei designer e i clienti finali per la promozione e lo sviluppo di progetti che vedono UPM coinvolta come produttrice di carte speciali.
UPM Raflatac da sempre persegue l’obiettivo della sostenibilità a 360° con un approccio molto deciso verso l’economia circolare. “Giusto per dare un numero che fa riflettere, UPM pianta circa 100 alberi al minuto per contribuire a preservare le risorse e a gestire le foreste in maniera sostenibile”, dice Santilli, dati confermati anche dalla classifica di Forbes che vede UPM al 24° posto della graduatoria delle aziende più sostenibili nel 2020.
Secondo McKinsey & Company, il 79% dei consumatori sostiene di dare importanza alla sostenibilità del packaging durante la fase decisionale di un acquisto. Se consideriamo il mercato italiano, il 61% dei nostri connazionali è disposto a modificare le proprie abitudini di acquisto per ridurre l’impatto sull’ambiente e il 43% considera l’impatto ambientale del packaging un aspetto molto importante per l’acquisto di prodotti alimentari. “Queste ricerche confermano che gli stakeholder dell’industria sono chiamati a un impegno maggiore e in UPM Raflatac offriamo soluzioni che si sposano con il concetto di economia circolare e fonti rinnovabili, dalla cui combinazione scaturiscono reali soluzioni di packaging sostenibile”. UPM Raflatac ha creato a tal proposito il programma Label Life per offrire un servizio di valutazione del ciclo di vita (LCA) fornendo una visione olistica della riduzione dell’impatto ambientale delle confezioni, certificando i risultati di questa valutazione ai clienti finali.
UPM Raflatac ha inoltre previsto un piano, definito RafCycleTM per trasformare i rifiuti in una risorsa, proponendo agli utilizzatori finali uno strumento che offre nuova vita allo scarto, ovvero la carta siliconata che fa da base all’etichetta autoadesiva, che viene raccolta, riciclata con tecnologie proprie presenti in cartiera, dando vita a nuovi materiali sia per l’industria degli autoadesivi che per la carta oppure attraverso la creazione di materiale per esterni in edilizia.
“Un esempio virtuoso è quello di Cantina di soave che negli ultimi tre anni, da quando ha aderito al progetto, ha riciclato 62 tonnellate di carta siliconata, evitandone il conferimento in discarica, ottenendo un risparmio che equivale all’energia necessaria per illuminare la torre Eiffel per 15 mesi. L’azienda ha sfruttato a livello di comunicazione questo risultato ottenendo un grande impatto all’interno del mercato del vino, a testimonianza di come un progetto serio di economia circolare e sostenibilità possa anche essere sfruttato per portare valore aggiunto al prodotto e quindi al consumatore, più propenso ad accettare un prodotto con un packaging sostenibile”, conclude Dario Santilli.

Rotas Italia: etichette nobilitate che producono ossigeno

Sulla sinistra Francesco Celante, titolare di Rotas con alcuni suoi collaboratori

Special guest del convegno, un imprenditore-inventore illuminato con una grande visione umanistica, fortemente legato al territorio in cui opera la sua azienda. Stiamo parlando di Francesco Celante, da sempre sensibile alle responsabilità sociali e ambientali (è laureato in sociologia), che oggi continua il suo impegno per l’ambiente nell’attività di stampare etichette con tecnologie anche da lui inventate, detiene 7 brevetti, e utilizza materiali innovativi, impensabili se pensiamo di stampare delle etichette con la lava del vulcano Etna.
Rotas ha la sua sede produttiva a Treviso, proprio in città in un’area fortemente urbanizzata, dove per volontà di Celante è stato creato un parco, collegato alla sua azienda attraverso un ponte in legno, realizzato utilizzando scarti di lavorazione, che unisce lavoro e natura. “L’ambiente è proprietà di tutti, noi lo abbiamo in prestito e abbiamo l’obbligo di conservarlo, mentre invece ho l’impressione che oggi il meccanismo attrattivo del denaro e il suo accumulo sia diventato il primo obiettivo di vita. Con la creazione di questo parco cittadino noi di Rotas vogliamo dare un segnale forte, perché produzione industriale e rispetto dell’ambiente possono e devono coesistere”, racconta Celante prima di passare a raccontare la filosofia che anima la sua azienda nella produzione delle etichette. Come avrete intuito in Rotas non si realizzano prodotti semplici ma vi è una particolare propensione verso quella voglia di stupire e dare emozioni, dando vita e concretezza ai bellissimi progetti pensati dai designer.
“Un prodotto straordinario e fortemente legato al nostro territorio come il vino ha bisogno di essere comunicato e valorizzato con qualcosa di diverso che non sia semplicemente un’immagine. Abbiamo uno staff di ingegneri che studia i progetti dei designer per creare etichette che potrebbero sembrare impossibili da realizzare, come per esempio le etichette che abbiamo stampato per un produttore vinicolo dell’Etna, utilizzando proprio la lava del vulcano Etna, oppure quella stampata utilizzando il vino come inchiostro. Pensate che la stessa bottiglia, con etichetta stampata con inchiostri convenzionali vale dieci volte meno sul mercato”, dice ancora Celante, presentando poi una dietro l’altra le innovazioni realizzate da Rotas, come l’etichetta contenente al suo interno dei semi, che se piantata nel terreno, dà vita a una piantina, o ancora l’etichetta ecologica biolabel brevettata, prodotta con l’80% di pietra, senza l’impiego di cellulosa. “La sostenibilità è nella nostra mente ed è un dono che da sempre Rotas fa alla natura, aiutando i nostri clienti ad avere etichette sostenibili”, conclude Celante, non prima di aver annunciato il lancio di un nuovo centro ricerche a Treviso nel quale ospiterà i migliori cervelli che siano in grado di portare nuove idee nel fantastico mondo delle etichette autoadesive.

Banfi, un altro esempio virtuoso all’interno del settore vinicolo
L’ultimo intervento ha visto protagonista Stefano Scardocchia, Sustainability Reporting Manager di Banfi, produttore vinicolo da oltre 13 milioni di bottiglie prodotte e vendute in tutto il mondo, 400 dipendenti e anche un Relais che ha allargato l’attività aziendale anche al settore turistico, che ha portato l’esperienza di Banfi per la tutela dell’ambiente nei tre ambiti in cui opera: agricoltura, cantina, logistica. Proprio quest’ultimo aspetto, quello del confezionamento e della logistica dei prodotti vede l’impiego dell’83% circa di cartone riciclato.
Banfi si è reso protagonista anche di una partnership con UPM Raflatac, proprio nel già citato programma RafCycle, che ha portato l’azienda al riutilizzo degli scarti derivanti dal processo di etichettatura. In 5 anni sono stati conferite 30 tonnellate di carta glassine, che rigenerate hanno portato alla produzione di 23 tonnellate di pasta di cellulosa, con la quale sono state prodotte 38 tonnellate di carta per la stampa di circa 187.500 riviste.
Ecco dunque che stilare un bilancio di sostenibilità e comunicarlo agli stakeholder della filiera diventa un’azione di grande valore che aiuta anche i consumatori finali a capire e poter verificare se quello che l’azienda racconta rispecchi la realtà.
Una realtà che parte sempre e comunque nei pochi centimetri quadrati di un’etichetta, capace di trasferire emozioni e valori al consumatore!