8 giugno 2023, in Abar è un giorno chiamato ‘Radici’

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È passato qualche mese da quando Carmelo Lo Duca è mancato. Ha lasciato un vuoto nel cuore dei suoi cari e nello spirito dell’azienda, Abar. Uomo geniale e imprenditore lungimirante, Carmelo ha fatto da guida con passione e dedizione fino all’ultimo.

Le buone radici…

Abar, in occasione di questo anniversario (avrebbe compiuto 88 anni) ha pensato a delle piccole iniziative simboliche. Attraverso l’organizzazione WowNature, si sono potuti piantare tre alberi in Sicilia, sua terra d’origine, nel Bosco di San Lio: una quercia, simbolo di forza, un terebinto, simbolo di sapienza ed un corbezzolo, simbolo di immortalità. Allo stesso modo, in uno dei piccoli cortili aziendali, e precisamente in quello di Via Pusiano 8, saranno piantati un ciliegio, un albicocco e un melo. Le buone radici germogliano sempre buoni futuri.

 ABAR Scheda adozione alberi in Sicilia Carmelo Lo Duca

Una cultura della protezione e della sostenibilità

Abar ha da sempre promosso “Una cultura della protezione e della sostenibilità: conservare le cose importanti vuol dire proteggere e difendere i punti di riferimento, non solo materiali, della nostra vita”. Una buona confezione protegge il prodotto che ha al suo interno: sono mani attente che evitano gli ostacoli, fanno vivere più a lungo e meglio. Un oggetto contiene storia, umanità, tecnologia e memoria.

Pionieri dell’energia pulita, dell’economia circolare e della riduzione degli sprechi, la sostenibilità per l’azienda è prima di tutto uno stato mentale, e le risorse umane sono al centro di ogni monitoraggio, azione e sviluppo.

Il volano portante è “dare la massima attenzione al minimo dettaglio”.

Crediamo nel “cosa” progettiamo, poi nel “come” lo facciamo e, dall’inizio, sempre, crediamo nel “capitale umano”. Crediamo in una Human sustainability, una sostenibilità che inizia da dentro le persone. Perché la sostenibilità è prima di tutto uno stato mentale.

ABAR RADICI DEF

In conclusione, un pensiero che ci ha lasciato Carmelo Lo Duca: “Siamo sempre state persone curiose di quella grande sfida che si chiama futuro. Quando nel 1958 abbiamo aperto il nostro primo capannone in via Ebro, una via che in quegli anni confinava con la campagna, una delle prime cose che feci è stato creare un piccolo giardino: lì coltivavo la mia passione per il verde, ortaggi più che piante da ornamento e questa scelta, forse più di tante parole, parla della nostra visione”.

Lo abbiamo già scritto: le buone radici germogliano sempre buoni futuri.