Così recita Vasco in uno dei suoi capolavori, la canzone sally del 1996: secondo Fiore Talarico, ottico di 32 anni, questo potrebbe essere il riassunto del momento in cui stiamo vivendo; in quest’ottica fare mobili di carta riciclata è un’idea bellissima, certo non nuova, ma sempre interessante.
Che il rientro progressivo alla “nuova-normalità” non ci colga impreparati! Il nostro compito adesso è quello di programmare o almeno pensare a un nuovo stile di vita che sappia coesistere coi rischi di ritorno e sappia come affrontarli, magari con un rinnovato stile di vita e alimentazione, uso delle risorse naturali, allenamento del corpo e della mente, meno sprechi e più difese immunitarie. Serve un ripristino totale di quelli che sono gli equilibri naturali. Il mondo ha dovuto correre ai ripari riprendendosi tutto quello che era suo…la vita! Quella vita che gli è stata tolta per troppo tempo senza nessuna pietà da chi aveva fame di potere e da chi pensava ad usare la Terra senza mai darle nulla in cambio…nemmeno un grazie. Forse tutto questo sfregio menefreghista e disumano è una concausa dell’attuale pandemia, ma in ogni caso, una volta ripartiti troveremo un luogo diverso da come l’abbiamo lasciato, più sano ma ancora debole, più vuoto di persone e più pieno di natura, più giusto per i suoi canoni. Per tornare alla normalità ci toccherà avere garbo e gratitudine, la Terra ha bisogno di riconoscenza, un valore essenziale che assicura durata a ogni cosa.
L’uomo dunque avrà come primo compito quello di impegnarsi ad usare tutto lo scarto che finora ha prodotto ed ha nascosto nei vari angoli del globo, per recuperarlo, ripristinarlo e poi rimetterlo in commercio. Le soluzioni ci sono e sono l’unico mezzo per assicurare una vita sana alla nostra Terra e di conseguenza a noi.
Ogni cosa viene dalla natura, poi viene modificata, usata e infine cestinata, ma le risorse sono agli sgoccioli e ci tocca rimettere in moto la filiera produttiva con metodi eco-sostenibili e un uso parsimonioso delle risorse ambientali.
Dare valore a qualcosa che ce l’ha già: la carta
Da qui nasce l’esigenza di ridare valore alla produzione locale di ogni territorio sfruttando gli scarti prodotti e ridando valore anche alla manodopera locale sfruttando quella forza lavoro rimasta ai margini ma che ha tanto da dare. Mi riferisco a tutte quelle persone che hanno titoli di studio ma sono a spasso, o che dopo una vita di lavoro e sacrifici hanno perso il lavoro, o che cercano onestamente di dare un contributo alla collettività ma non riescono ad avere quello di cui hanno bisogno. Non sto proponendo nulla di nuovo ma partire e programmare è fondamentale per ottenere dei risultati, specialmente se si ha già un’idea sul da farsi. Mi rivolgo quindi ad aziende che producono macchine e attrezzature per la lavorazione della carta riciclata, che potrebbero quindi produrre pannelli di cartone rigido, cartone ondulato, alveolare o a nido d’ape da trasformare in oggetti d’arredo. Questo darà alla carta la possibilità di trovare nuova vita e darà molto da fare a persone con diverse attitudini: dall’ingegnere, al magazziniere, al creatore, all’organizzatore, al trasportatore; all’addetto ai telefoni, agli ordini, al taglio, alle macchine, all’imballaggio e tanto altro.
A tu per tu con Fiore Talarico

Hai pensato a questo progetto nel momento dello stop forzato che stiamo vivendo o era un sogno nel cassetto già da tempo?
“Il progetto in questione è un’idea che mi balenava in testa da circa un anno, essendo un appassionato dell’ecologia in ogni sua forma e cercando idee in internet per arredare casa mi sono imbattuto in messaggi pubblicitari che riguardavano oggetti d’arredo in cartone.
La curiosità mi ha spinto ad approfondire le ricerche e mi sono reso conto dell’efficacia del prodotto in quanto molto resistente, ecosostenibile e di notevole valore dal punto di vista del design. La quarantena mi ha aiutato a trovare il tempo per approfondire maggiormente e mettermi in contatto con giornalisti e designer del settore e raccogliere informazioni più dettagliate in merito.
Quindi il lockdown mi ha sicuramente supportato”.
Qual è il tuo rapporto con il mondo del cartone? Che cosa sai di questo materiale?
“Non ho un vero e proprio rapporto col cartone, oltre a consumarne tanto per via del mio lavoro laddove in negozio mi arriva spesso merce sistemata in scatole di cartone: tutto questo consumo di materiale mi dava da pensare, anche se sono consapevole, come penso chiunque, del fatto che la carta è uno dei pochi prodotti che ha una potenzialità di riciclo veramente grande”.
Cosa fare per passare dal sogno alla concretezza di un progetto nel quale credi molto?
“Il mio sogno è quello di realizzare oggetti di design per interni che possano sfruttare la carta usata e il tutto dia la possibilità a molta gente senza lavoro e opportunità di mettersi o rimettersi in gioco attraverso l’impiego in un’azienda ben strutturata e focalizzata sull’ecologia, per produrre e poi vendere i prodotti realizzati”.
Perché un’azienda del settore cartotecnico dovrebbe contattarti e quali sono le tue richieste al comparto carta e cartone?
“Probabilmente il mio modo di pensare fondato sul concetto ‘do ut des’ prevede che se si tratta bene la natura, ci saranno benefici per tutti gli attori impegnati, quindi già questo approccio potrebbe essere utile alle aziende affinché possano valutare il mio progetto; inoltre dal momento che ho 32 anni e lavoro da quando ne avevo 17, potrei essere una persona con sufficiente esperienza per portare avanti questo lavoro, con audacia, concretezza, passione e impegno.