Lo scorso 11 novembre Giflex ha mantenuto il consueto appuntamento annuale del Congresso d’autunno, organizzando un incontro virtuale. Al centro del dibattito argomenti di strettissima attualità come crescita sostenibile, normative fiscali, leggi europee e smart working

“Con il primo intervento abbiamo deciso di focalizzarci sull’interlocuzione con la politica, per far capire meglio il nostro mondo ai decisori della politica, a coloro che legiferano”, ha detto Michele Guala, che ha anche ringraziato tutti per i suoi sei anni di presidenza di Giflex. Si chiude infatti il doppio mandato alla Presidenza dell’Associazione da parte di Michele Guala, e nei prossimi mesi ci sarà un nuovo incontro del Gruppo che vedrà l’inaugurazione del mandato del nuovo Presidente, nominato dall’esecutivo entro la fine di novembre 2020.

Di “Legge di Bilancio 2021: le misure per incentivare la crescita sostenibile e digitale delle imprese”, ha infatti parlato Gianni Girotto, presidente della X Commissione industria del Senato, che ha esordito puntualizzando che il 90% dell’inquinamento plastico deriva da immissioni extra-europee; a prescindere da questo bisogna puntare sull’innovazione per migliorare e agevolare la transizione verso un modello sostenibile con prodotti riciclabili e biodegradabili. L’Italia deve mantenere una leadership tecnologica che già esiste, ma va sviluppata ulteriormente. Tra le azioni importanti da portare avanti ci sarà la definizione della border carbon tax: una tassa calcolata sul contenuto di CO2 dei beni importati in Europa, quindi una sorta di dazio ambientale, che peserebbe su prodotti e materie prime provenienti da paesi dove sono in vigore standard antinquinamento più deboli in confronto a quelli europei. Il principio di base e chi inquina di più paga di più.
“Questa tassa serve per internalizzare le esternalità negative dei prodotti che arrivano in Europa da qualsiasi altra parte del mondo, necessaria perché dobbiamo salvaguardare la concorrenzialità delle aziende europee rispetto al resto del mondo e non possiamo più permetterci il lusso di non far pagare i danni ambientali extra-Europa che alla fine arrivano perché la filiera è globale”, afferma Girotto.
È fondamentale supportare innovazione e ricerca tecnologica, indispensabile per l’evoluzione, e gli aiuti potrebbero anche venire da una tassazione di scopo, che sarebbe una buona idea per avere fondi da poter reinvestire appunto nella ricerca, e come ha specificato il Presidente Guala, nel nostro paese c’è ancora tanto da fare in questi ambiti.
Rivalutazione del bene d’impresa, opportunità irripetibile
La normativa fiscale a sostegno delle imprese, questi gli argomenti affrontata da Lelio Cacciapaglia, direttore tributario, Ministero dell’Economia e delle Finanze. Cacciapaglia ha illustrato i vantaggi per le aziende di fare la rivalutazione del bene d’impresa, perché si tratta di una grande occasione per aumentare il valore dei beni della società, anche considerando le eventuali perdite a causa dell’emergenza coronavirus.
Grazie alla rivalutazione dei beni d’impresa 2020 è possibile incrementare il valore dei propri beni pagando un’imposta minima e allo stesso tempo, beneficiare di vantaggi non solo fiscali. Nella rivalutazione dei beni d’impresa, il saldo attivo di rivalutazione va imputato al capitale o in un’apposita riserva che ai fini fiscali è considerata in sospensione d’imposta, che è possibile affrancare, anche parzialmente mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva Ires/Irap pari al 10%.
Sintetizzando i motivi principali a favore di questa rivalutazione sono:
Gli ammortamenti – se si rivalutano i beni ammortizzabili, gli ammortamenti saranno più alti e se la quota di ammortamento da dedurre è più alta, questo si traduce in minor tasse da versare in sede di dichiarazione dei redditi.
Eventuale rivendita del bene – se si vende il bene rivalutato, si genera una plusvalenza più bassa e la tassazione su di essa sarà ridotta rispetto a quella che bisognerebbe pagare senza aver rivalutato il bene.
Il valore dell’attivo patrimoniale – incrementando il valore dei cespiti si crea in contropartita una riserva di patrimonio netto, quindi si ha un incremento in termini d’immagine soprattutto con le banche, che considereranno l’azienda più solida e con un buon attivo, fattori importanti quando si vogliono ottenere finanziamenti o attirare investitori.
Economia circolare: normative di riferimento e possibilità di collaborazione tra imprese
Claudia Brunori, responsabile Divisione Uso Efficiente delle Risorse e Chiusura dei Cicli – ENEA, si è focalizzato sulla circolarità dell’industria degli imballaggi, che oggi più che mai sono importantissimi per tutelare salute e igiene.
Lo scorso marzo la Commissione europea ha adottato un nuovo Piano d’azione per l’economia circolare (COM/2020/98 final) che costituisce uno dei principali elementi del Green Deal europeo, il nuovo programma per la crescita sostenibile in Europa, che ha varato una strategia concertata per un’economia climaticamente neutra, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, basata sui seguenti punti chiave: garantire la progettazione di prodotti sostenibili; responsabilizzare i consumatori; favorire l’incremento della circolarità nei processi produttivi; ridurre la produzione di rifiuti con l’obiettivo di ridurne la produzione totale e di dimezzare la quantità di rifiuti urbani residui (non riciclati) entro il 2030.
In Italia le direttive di riferimento sono la UE 2018/852 per imballaggi e rifiuti di imballaggio e la direttiva UE 2019/904 sulle plastiche monouso, quest’ultima da recepire entro luglio 2021. Lo scorso settembre è stato introdotto il decreto legge 116/2020, in vigore dal 26/09/20, che prevede tra l’altro la responsabilità del produttore del ciclo di vita di un prodotto (quindi pure l’imballaggio) anche nella fase di post consumo. Da segnalare altre novità: i nuovi obiettivi di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggi (65% entro il 2025 e 70% entro il 2030). Il decreto attua la direttiva 2018/852 che stabilisce che i produttori di imballaggi dovranno coprire anche i “costi efficienti” sostenuti dai Comuni per la raccolta differenziata. Oltre ai costi per il trasporto e il trattamento, necessario per raggiungere i nuovi obiettivi di raccolta differenziata, i produttori dovranno in pratica garantire anche i costi per l’informazione e la comunicazione rivolte ai consumatori finali.
Brunori ha anche segnalato una consultazione pubblica (aperta fino a 6 gennaio 2021) che permette ai cittadini europei di esprimere la propria opinione sulle misure possibili per la riduzione dei rifiuti di imballaggio. Per partecipare cliccare alseguente link:
Le sfide che devono affrontare tutti i produttori di imballaggi sono tante ma ci sono anche possibilità per raggiungere obiettivi sostenibili, ha detto Brunori, ad esempio praticare la simbiosi industriale.
La simbiosi industriale si basa sullo scambio di risorse (ossia materia, energia, acqua, sottoprodotti o esperienza) tra industrie tradizionalmente separate, al fine di realizzare con un approccio integrato uno strumento per la chiusura dei cicli delle risorse. (Il concetto nasce dall’analogia, proposta dal fisico Robert Frosch, tra ecosistemi naturali ed industriali. Secondo questa analogia i sistemi industriali dovrebbero imitare i processi naturali in cui le risorse sono sfruttate in modo efficiente, minimizzando la produzione di scarti – ndr).
Ovviamente per la realizzazione della simbiosi industriale sono fondamentali la collaborazione tra imprese e le opportunità di sinergia disponibili in un territorio.
Proprio per favorire la collaborazione e far convergere iniziative e condividere esperienze e buone pratiche è nata ICESP, la piattaforma italiana per l’Economia circolare, promossa e gestita da ENEA: nata nel 2018 come mirror dell’iniziativa European Circular Economy Stakeholder Platform – ECESP. Ad oggi i firmatari in Italia sono 94 e i partecipanti 180, l’accesso a ICESP è gratuito ma la partecipazione deve essere attiva (www.icesp.it).
Un’opportunità per ricevere supporto è il Decreto Ministeriale 11 giugno 2020 (emanato dal MISE, Ministero dello Sviluppo Economico), che si pone l’obiettivo di favorire la transizione delle attività economiche verso un modello di economia circolare, finalizzata alla riconversione produttiva del tessuto industriale. Si rivolge alle imprese di qualsiasi dimensione che esercitano attività industriali, agroindustriali, artigiane, di servizi all’industria e centri di ricerca, che presentano progetti singolarmente o in forma congiunta. I progetti ammissibili devono essere finalizzati alla riconversione produttiva delle attività economiche nell’ambito dell’economia circolare, in una o più delle seguenti linee di intervento. Il nuovo termine per presentare i progetti è fissato al 10 dicembre 2020, qui tutte le informazioni:
Smart working: la sfida culturale di un nuovo paradigma organizzativo
Maurizio Del Conte, giuslavorista, professore ordinario Università Bocconi e presidente di Afol Metropolitana, ha affrontato un argomento attualissimo, il lavoro agile, che sposta naturalmente una quota di responsabilità sul lavoratore, con la prestazione che dovrà essere valutata secondo obiettivi prestabiliti e non più sul tempo passato in un luogo di lavoro.
Un tema rilevante è la ricostruzione delle attività di coordinamento formale e informale, visto che quando si lavora in presenza ci sono incontri e contatti fluidi, mentre nel lavoro agile il raccordo organizzativo salta e va ricostruito con altre modalità. Nel lavoro agile libera non è più solo il libero professionista che lavora senza timbrare il cartellino, ma anche il dipendente, che si può muovere in modo più autonomo, pur avendo bene in mente gli obiettivi da raggiungere. Per questi motivi questa modalità di lavoro potrebbe essere un modo di recuperare e migliorare la produttività reale.
Bisogna andare oltre all’emergenza immaginando il nuovo scenario futuro dopo la pandemia, ma non si tornerà indietro perché si è colto il vantaggio di lavorare da remoto e di risparmiare spazi fisici per lavorare, e soprattutto la possibilità di recuperare l’efficienza che va di pari passo con la capacità di assegnare obiettivi e individuare i risultati accompagnandoli ad un sistema di monitoraggio e valutazione che sia altrettanto preciso e puntuale in modo da poter costruire schemi retributivi incentivanti.
Indubbiamente questa modalità richiede un maggior senso di responsabilità da parte del lavoratore e un atto di fiducia da parte dell’imprenditore, azienda insomma del datore di lavoro. Tutti sono chiamati a fare uno scatto in avanti di mentalità, per cogliere tutto il positivo offerto da questa nuova modalità operativa, che come da più parti sottolineato non può avere procedure standardizzate, ma deve essere valutato in base alle singole esigenze operative.