Situata in una delle zone più colpite dall’emergenza Covid-19, Nordmeccanica, messe in atto tutte le procedure di sicurezza imposte dai decreti governativi, di fatto non si è mai fermata, rientrando nei codici Ateco autorizzati a proseguire le proprie attività, a supporto della filiera del packaging alimentare e farmaceutico. Un periodo complicato, ma che può senz’altro offrire nuove opportunità a chi riuscirà a interpretare i nuovi bisogni del mercato e dei consumatori
L’azienda, da sempre attenta alle esigenze dei propri collaboratori, ha sfruttato lo “smart working” per tutte quelle mansioni impiegatizie che potevano essere svolte da casa, ovviamente sfruttando una rete aziendale per poter avere accesso a tutti i dati e agli strumenti indispensabili per poter far andare avanti le attività quotidiane del Gruppo che opera in tutto il mondo. Nell’officina e nei reparti di collaudo, una volta dotati i collaboratori dei dispositivi di protezione individuale, e messe in atto le misure di distanziamento sociale, le attività sono proseguite senza particolari problematiche.
L’industria 4.0, di cui Nordmeccanica è senz’altro un esempio di best-practice non ha fatto altro che agevolare le attività di assistenza alla clientela, sempre disponibile h24 7 giorni su 7, con piena disponibilità di supporto e pezzi di ricambio, sia dal quartier generale di Piacenza, che da tutte le sedi del Gruppo dislocate nel Mondo.
“Stiamo supportando al massimo la nostra clientela, che a oggi sta garantendo la fornitura di imballaggi per prodotti alimentari e farmaceutici, e siamo pienamente coscienti dell’importanza strategica del nostro ruolo”, dice Vincenzo Cerciello vicepresidente di Nordmeccanica, con il quale abbiamo affrontato alcuni aspetti che riportiamo nella seguente intervista.
A TU PER TU CON VINCENZO CERCIELLO VICEPRESIDENTE NORDMECCANICA
Maggio e giugno sarebbero stati i mesi di Interpack e Drupa, due appuntamenti per voi importanti. Quali sono le novità che avreste dovuto presentare?

“Avevamo preparato questi due appuntamenti fieristici internazionali con una serie di soluzioni tecnologiche innovative, per rispondere alle richieste di sostenibilità con proposte di imballaggi alimentari più semplici ma più sicuri, riducendo per esempio il numero di strati di materiale e preferendo alcune tipologie di coating. Vista la situazione, ci stiamo organizzando per proporre seminari o presentazioni via web, che ci consentano un dialogo con i nostri clienti, per mantenere alto il loro livello di curiosità, attenzione e interesse fino al 2021, quando poi ci potremo finalmente incontrare nelle fiere per toccare con mano le tecnologie”.
Recentemente avete presentato un modello di accoppiatrice appositamente sviluppata per la stampa digitale. Ce ne può parlare?
“Nordmeccanica è da sempre impegnata nello sviluppo della tecnologia senza solvente, un settore nel quale crediamo e investiamo molto. Per servire anche il mondo della stampa digitale, un settore che pensiamo possa avere un grande futuro anche nel mondo dell’imballaggio flessibile, abbiamo sviluppato una macchina senza solvente, compatta nelle dimensioni ma non nelle performance produttive, in grado di gestire e laminare gli stampati digitali. Un altro elemento fondamentale per aiutare gli operatori di stampa digitali era quello di offrire loro una interfaccia molto semplice, con tutti i parametri macchina digitalizzati, così da garantire una continuità di processo senza interruzioni, dalla macchina da stampa all’accoppiamento. Insieme ad HP ci siamo avvicinati a questo settore, riuscendo a comprenderne a pieno le esigenze.
Quando si approcciano le aziende di stampa digitale, rispetto ai tradizionali stampatori e converter, sorprende la dimensione contenuta degli spazi produttivi, paragonabili più a degli uffici che a delle vere e proprie aziende produttive. Per servire il mondo del digitale, noi fornitori di tecnologie dobbiamo abbandonare gli standard a cui siamo abituati, ascoltare i clienti e visitare personalmente i loro spazi. Questa è una macchina che stiamo commercializzando con soddisfazione e abbiamo nei mesi a venire una serie di progetti da portare avanti con clienti provenienti dal mercato della banda stretta, sempre più interessati ad accoppiare. E quando si parla di alimentare il processo senza solvente è ormai uno standard”.
L’emergenza ha di fatto spostato il faro dal problema plastica: come fare per evitare che si torni a demonizzare il materiale, affrontando correttamente la questione, che forse anche i consumatori oggi hanno compreso non essere la plastica in sé?
“Quando qualche anno fa emerse il problema della plastica abbandonata nell’ambiente, ci fu una corsa di molte aziende del settore quasi a giustificare il perché questo materiale fosse utilizzato nei diversi settori industriali, senza invece porre l’accento sugli aspetti positivi che questo materiale apporta alla nostra vita quotidiana. Mi ci metto anche io in prima persona, e dico che fin dall’inizio bisognava lavorare su formazione, informazione, cultura al fine di comunicare correttamente pro e contro, magari spiegando con dati alla mano i benefici apportati alla popolazione con l’impiego della plastica, senz’altro uno dei più preziosi alleati nella lotta allo spreco alimentare. Purtroppo alcuni messaggi, se non vengono vissuti e toccati con mano, sembrano distanti dalla realtà. Un po’ come accaduto con il coronavirus, che finché era visto alla tv come un problema che riguardava solo la Cina, non ci ha preoccupato più di tanto, ma quando poi lo abbiamo percepito a pochi km da ognuno di noi, allora la situazione è profondamente mutata.
Confezionare oggi i prodotti alimentari, con le giuste strutture, garantendo le idonee protezioni e offrendo l’opportunità di essere trasportato da un luogo all’altro del mondo, mantenendo inalterate le proprietà e anzi allungandone la shelf-life, poteva apparire inutile in un mondo ‘perfetto’, mentre in un mondo moderno, industrializzato, dove ci si sposta velocemente da una parte all’altra del globo con relazioni continue, tutto ciò è da considerarsi essenziale, e soprattutto oscurando le tesi dell’inutilità dei prodotti confezionati a favore dei prodotti sfusi a km 0. I risultati degli studi portati avanti negli anni sullo spreco alimentare, che nell’ultimo periodo erano andati nel dimenticatoio, oggi hanno fatto capire effettivamente che questi devono essere un punto di forza per noi del settore packaging per proporre imballi sempre più efficienti e sostenibili. Con questo non voglio nascondere il problema rifiuti, che c’è e ci sarà ancora, ma che richiede interventi da parte delle istituzioni perché fra un po’ potremo avere, come da foto che già sono apparse sui social, lo stesso problema con le mascherine chirurgiche abbandonate per strada. E la soluzione non è tassare la produzione di questi beni, bensì colpire i comportamenti incivili di chi abbandona plastica, mascherine o qualsiasi oggetto nell’ambiente”.
Qual è la vostra previsione del mercato per i prossimi mesi?
“Le grandi difficoltà precedono sempre grandi opportunità. A fronte di un cambio delle abitudini e stili di vita cui saremo chiamati nell’immediato futuro, avremo forti potenzialità di sviluppo per il settore del packaging. Noi costruttori dovremo riuscire a interpretare i nuovi trend di consumo per farci trovare pronti dinanzi a nuove esigenze.
Ovviamente tutto ciò richiede che l’emergenza sanitaria sia alle spalle, elemento indispensabile per pensare al futuro con positività, anche se comunque con il virus ci dovremo convivere a lungo e tutto ciò avrà senz’altro un impatto sulla nostra filiera. Dovremo pertanto essere ancor più dinamici e flessibili per gestire questi repentini cambiamenti”.